domenica 24 novembre 2013

STMicroelectonics, SEL dice no alla privatizzazione!

La notizia della decisione di vendita da parte del governo Letta delle quote azionarie pubbliche di STMicroelectronics rappresenta per Sinistra Ecologia e Libertà un atto grave, incomprensibile e controproducente. 

Agli inizi degli anni 2000, ai piedi dell'Etna, venne realizzato un sistema industriale di tecnologie avanzate, avente come protagonista principale l’attuale ST MIcroelectronics. Si trattava di una realtà in salute, che occupava più di 4000 persone e che aveva in cantiere la costruzione di ulteriori moduli (M6) con l’impiego di altre centinaia di persone.

La situazione attuale è completamente diversa: non sono state assunte altre unità; più di 500 posti di lavoro sono stati trasferiti ad altre società, Micron e 3 Sun, che oggi versano in condizioni di grande difficoltà; alto è il ricorso alla cassa integrazione delle lavoratrici e dei lavoratori.

Noi di SEL crediamo che esista la possibilità di rilanciare il sito di Catania attraverso la definizione di un piano industriale garantito dall'azionista di maggioranza, cioè il Governo Italiano, e non attraverso né un peggioramento delle condizioni di lavoro, né dalla vendita e la cessione. L’analoga esperienza francese ha dimostrato che intraprendere una strada diversa è possibile e sostenibile. 

Infatti, sotto la spinta propulsiva delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori, il Governo Transalpino entrò pesantemente nella partita che si stava giocando sul rischio di chiusura/ridimensionamento del sito francese.
L'effetto finale portò, nell'area di Grenoble, al progetto Nano 2017 che prevede un investimento di 3.1 miliardi di euro di cui 600 milioni a carico del Governo, 400 dell'unione europea, 100 delle comunità locali e 2 miliardi a carico della ST Microelectronics.
In Italia, il Governo piuttosto che scongiurare la perdita di un sito così importante e strategico soprattutto per l’occupazione al sud, di avanzata tecnologia, d’innovazione e ricerca sceglie di far cassa vendendo al compartecipante e quindi al Governo francese le proprie azioni, o a privati, dando, nei fatti, luogo ad un disequilibrio di cui trarrà giovamento solamente la Francia. 

SEL si batte a livello locale e nazionale per per modificare questa scellerata decisione, proponendo un maggiore flusso di investimenti sul territorio e prevedendo una politica industriale generale che metta in salvo il futuro di questo paese.
Sollecitiamo l’amministrazione comunale e l’assemblea regionale ad intervenire prontamente per evitare che in Sicilia si aggravi ulteriormente una situazione sociale già pesantemente drammatica.
 
Circolo Graziella Giuffrida Catania
Circolo Casa della Sinistra Caltagirone
Circolo Teresa Mattei Gravina/Mascalucia
Circolo Sandro Pertini Paternò