Il lutto cittadino proclamato dall’Amministrazione Comunale per il
prossimo 14 agosto è un gesto di estrema civiltà e di rispetto
esemplare. Rispetto per quelle sei vite infrante sulla sabbia del nostro
litorale nella notte tra venerdì e sabato. Vite spezzate che ci si
limita a definire, a seconda dei casi, “corpi”, “cadaveri”, “migranti”, “extracomunitari” oppure soltanto “clandestini”,
ma che invece avevano nomi, cognomi, famiglie, indirizzi, storie, sogni
e fiducia, tanta, in un futuro migliore lontano da casa.
Particolari, questi, di cui forse nessuno verrà mai a conoscenza e che, molto probabilmente, resteranno per sempre inghiottiti dal mare e trascinati a fondo dalle sue correnti. Quello stesso mare che, tragedia dopo tragedia, assomiglia sempre di più ad un cimitero.
Particolari, questi, di cui forse nessuno verrà mai a conoscenza e che, molto probabilmente, resteranno per sempre inghiottiti dal mare e trascinati a fondo dalle sue correnti. Quello stesso mare che, tragedia dopo tragedia, assomiglia sempre di più ad un cimitero.
Mercoledì
ricorderemo queste vite, con dolore e partecipazione, cercando le
parole adatte, avulse da qualsivoglia forma di ipocrisia o retorica,
affinché si provi a mitigare un così tale sconforto. Ma sin da ora, la
Società tutta – senza il preclusivo epiteto “civile” – dovrà impegnarsi a non dimenticare
i bambini, le donne e gli uomini sopravvissuti a questa terribile
traversata, cui dovranno essere garantiti improrogabilmente e
inderogabilmente i propri diritti e le legittime tutele.
A tal riguardo, intendiamo rivolgere il nostro più sentito plauso alle
Forze dell’Ordine, alla Capitaneria di Porto, alla Protezione Civile, ai
Vigili del Fuoco, agli operatori sanitari, ai volontari, agli attivisti
e a tutti quei cittadini catanesi che, sin dalle prime ore di sabato
mattina, hanno prestato non solo la propria assistenza e
professionalità, ma anche la più personale delle doti: l’umanità,
rammentando che è a costoro che viene quotidianamente affidato il
difficile – e spesso ingrato – compito di rappresentare in prima istanza
lo Stato italiano ed il suo grado di civiltà, non soltanto giuridica.
Pertanto,
consapevoli delle difficoltà in cui i soggetti sopra menzionati operano
e del dramma esistenziale che accompagna i protagonisti di ogni singolo
sbarco, piccoli o grandi che siano, chiediamo, affinché tali tragedie non abbiano più a ripetersi, una pronta risposta da parte delle Istituzioni italiane - sollecitando anche l'intervento del legislatore comunitario - stante l’ormai
conclamata inadeguatezza dell’impianto normativo attualmente in vigore
in materia di immigrazione e di condizione dello straniero.
SEL CATANIA - CIRCOLO GRAZIELLA GIUFFRIDA